Il lavaggio delle mani (in ebraicoנטילת ידיים?, netilat yadayim) nell'ebraismo comporta diversi obblighi dettati dalla legge ebraica (Halakhah), tra cui:
Lavarsi le mani quando ci si sveglia dal sonno (abluzione nota in yiddish come נעגל וואַסער, negel vasser), con acqua versata da un vaso tre volte, ad intermittenza, su ciascuna mano. Questo lavaggio si dice rimuova uno spirito maligno dalle proprie dita.[1]
Lavarsi le mani prima di toccare il pane servito a cena, e solo pane fatto di uno dei cinque grani principali (frumento, orzo coltivato, farro, orzo selvatico,[4] e avena).[5]
Lavarsi le mani dopo aver consumato un pasto in cui è stato servito il sale di Sodoma.[6][7]
Lavarsi le mani quando, prima di mangiare, si immerge un boccone di cibo in un liquido (per es., acqua, miele, olio, ecc.) che poi aderisce a tale boccone – con l'eccezione della frutta, poiché non richiede il lavaggio delle mani.[9]
In due di questi casi l'acqua viene versata sulle mani da un vaso, cioè ogniqualvolta la persona si sveglia dal sonno e prima di mangiare del pane.[10] Il lavaggio delle mani effettuato quando la persona esce da un gabinetto o latrina, o quando tocca parti intime o il sudore, può essere fatto semplicemente con acqua corrente di rubinetto.
Queste abluzioni sono quasi sempre accompagnate da una benedizione particolare prima di concludere il lavaggio vero e proprio. Sebbene la quantità minima di acqua necessaria per adempiere all'obbligo religioso sia 1/4 di log (misura liquida di capacità pari a volume di un uovo e mezzo),[11] e deve essere sufficiente a coprire almeno le giunture mediane delle dita,[12] acqua versata in eccesso di tale quantità è considerata degna di lode dalla Legge ebraica.
L'abluzione più praticata e forse più importante tra quelle elencate è il lavaggio delle mani prima di mangiare il pane. Tale lavaggio in ebraico si chiama netilat yadayim, che significa "elevazione delle mani". È talmente importante e considerato essenziale, che coloro che omettono intenzionalmente di adempierlo si rendono passibili di scomunica,[13] ed entrano in uno stato di incompletezza,[14] e sono "velocemente esclusi dal mondo".[15]
^Shulkhan Arukh (Orach Chayim 4:2; 4:18), basato sul Talmud babilonese, Shabbat 108b (fine) — 109a. Altri dicono che questa abluzione delle mani sia necessaria prima di recitare lo Shemà al mattino, o le preghiere, o anche quando si studiano le parole dei Saggi di Israele, come viene citato nel Bavli, Berakhot 11b. "R. Hiyya, figlio di Ashi ha detto: 'Molte volte mi alzavo [di mattina] per andare da Rab per recitare le nostre letture nel Sifra di Beit Midrash. Rab iniziava innanzi tutto a lavarsi le mani e benedire [con esse], e solo dopo ci recitava le letture'." Si veda Maimonide, Codice della Legge Ebraica (Mishne Torah, Hil. Berakhot 6:2). Altri ancora prescrivono il lavaggio delle mani non solo per la Preghiera Mattutina (Shacharit), ma per ogni preghiera. (Cfr. il libro di preghiere yemenitaTiklāl Etz Ḥayim, col commentario di Rabbi Yihya Saleh, e Tiklāl Qadmonim di Rabbi Yiḥya al-Bashiri).
^Shulkhan Arukh (Orach Chayim 92:4–5; 233:2), basato sul Bavli, Berakhot 15a. Questo lavaggio è un'abluzione speciale, in quanto non richiede l'uso di un vaso o caraffa.
^Le parole in ebraico qui usate sono shippon e shibboleth shu'al, che Rashi traduce seguendo questo ordine, "segale e avena", invece di "avena e orzo selvatico" (Maimonide). Maimonide, in disaccordo, chiama shibboleth shu'al in MishnahPesahim 2:5 "orzo selvatico".
^Shulkhan Arukh (Orach Chayim 181:1), basato sul Bavli, Berakhot 53b and Hullin 105a—b. Si affermava che il sale di Sodoma fosse così potente che, se uno non si lavava le mani dopo averlo toccato e si sfregava gli occhi avendo dei residui sulle dita, poteva accecarsi (Hullin 105b). Alcune comunità non osservano più questa abluzione alla fine del pasto, asserendo che oggigiorno a tavola non si serve più il sale di Sodoma. Cfr. anche Tosafot, Eruvin 17b, s.v. מים אחרונים חובה.
^Originariamente, il sale estratto dalle cave di Monte Sodoma (in ebraicoהר סדום?, Har Sedom) o Jebel Usdum (araboجبل السدوم, Jabal(u) 'ssudūm), collina nella parte sudoccidentale del Mar Morto in Israele, parte della Riserva Naturale del Deserto Giudeo. Monte Sodoma iniziò ad elevarsi centinaia di migliaia di anni fa e continua a crescere ad un tasso di 3,5mm all'anno. I movimenti dell'area di rift africana, insieme alla pressione generata dal lento accumulo di terra e roccia, ha compresso gli strati di sale, creando Monte Sodoma, che è 80% sale, alto 220m e ricoperto da uno strato di calcare, argilla e conglomerato, trascinato in elevazione da valle. Cfr. "Punished for looking back, Lot's wife may fall forward"Archiviato il 31 gennaio 2016 in Internet Archive., articolo su Baltimore Sun, 1991.
^Talmud babilonese, Pesahim 115a. Mentre il Shulkhan Arukh (Orach Chayim 158:4) richiede il lavaggio delle mani prima di consumare frutta umida di uno dei sette liquidi, Maimonide invece non cita questo obbligo nel suo Mishne Torah (Hil. Berakhot 6:1). Rabbi Hayim Kessar, nel suo commentario "Baal Shem Tov" (ibid.), dice che l'osservanza si applica soltanto all'intingere frutta o verdure in un liquido, ma non quando tale frutta o verdura è semplicemente inumidita.
^ToseftaYadayim 1:1. Le misure bibliche dei solidi erano suddivise in Bezah (uovo, la mis. minima), Log (לג), Kav (קב), Se'ah (סאה), Ephah (איפה), Letek (לתך), e Kor (כור). Il Letek è citato solo una volta nel Testo masoretico, ed il Septuaginta lo traduce col greconebeloinou, che significa otre di vino. Tali misure avevano il seguente rapporto:
6 Bezah = 1 Log
4 Log = 1 Kav
6 Kav = 1 Se'ah
3 Se'ah = 1 Ephah
5 Ephah = 1 Letek
2 Letek = 1 Kor
^Rabbi Abraham ben Nathan Hayarḥi, Sefer Hamanhig (la Guida), Capitolo "Halachot Se'udah", Gerusalemme, 1970, p. 57.